L’amore molesto

Le “bugie della memoria” sono per Delia una matassa difficile da dipanare, quando arriva a Napoli da Roma per ricostruire gli eventi che hanno preceduto l’annegamento della madre Amalia, trovata morta sulla spiaggia di Minturno. La ricostruzione, infatti, la spinge ben più indietro nel tempo, agli anni della sua infanzia, segnati dalla ricerca di  una madre tanto sfuggente, quanto voluta. Epifanie del passato intervengono, così, negli spazi del presente, in un continuo gioco di sovrapposizioni e sostituzioni. Amalia, fasciata in un vecchio tailleur blu, stabile forma vuota di una identità in continuo divenire, domina la scena, ossessionando Delia che cerca, senza mai riuscirci, di prendere le distanze da lei. Così il dialetto “la lingua di mia madre”, è giudicato “ostile”, e ogni aspetto della napoletanita’ assume connotati grevi, sguaiati, scomposti, a denotare la repulsione di Delia per il mondo di una madre rifiutata quasi a prevenirne e a esorcizzarne l’abbandono. Napoli si vendica su di lei opprimendola con un clima infausto, dai colori plumbei, soffocato d’afa e di umori maleodoranti. La ricerca di Delia è anche, e soprattutto, un tentativo di “fermare i margini” della sua identità, e di contenere nei margini le altrui identità che si scompongono, ricompongono, sfumano e si sovrappongono all‘infinito: la smarginatura, che tanta parte avrà nella tematica de L’amica geniale. Così“mi sforzai di sorridergli per allontanare l’impressione di aver perso il governo del mio viso, di averne uno che era l’adattamento di quello di Amalia”, e ancora “Di nitido c’era solo quel viso giovane, uno smottamento dei lineamenti del figlio su un’ombra che era stato il padre”. La penna della Ferrante è unica, corposa, potente, sofisticata e contribuisce a fare di lei la più grande narratrice contemporanea.
Non è la prima volta che rileggo L’amore molesto. Non lo farò più. Non serve. Questo è un libro che, una volta letto, non ti abbandona mai.

Autore: Elena Ferrante
Casa editrice : e/o

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