Le assaggiatrici

Questa è la storia di Rosa Sauer (ispirata alla vicenda di Margot Wolk), che insieme ad altre nove donne viene scelta come assaggiatrice dei pasti del fuhrer, allo scopo di morire avvelenate al suo posto, nel caso di un attentato attraverso la contaminazione degli alimenti a lui destinati. Siamo nell’autunno del ‘43, in un villaggio nei pressi della Tana del Lupo, quartier generale di Hitler, nascosto nella foresta. Rosa vive presso i suoceri, dopo la partenza del marito Gregor per il fronte.
L’autrice non sfugge alla generalizzata tecnica narrativa dell’alternanza tra due piani temporali. Il passato: i ricordi della sua vita di ragazza, i rapporti familiari, i bombardamenti sopra Berlino, la morte dei genitori, l’incontro con Gregor. Il presente: le dinamiche, ora conflittuali, ora di sorellanza, tra le “assaggiatrici”, l’incontro con il tenente Ziegler. Carta sempre vincente: a letto con il nemico. Imparagonabile, naturalmente, con le atmosfere struggenti e la sottile tensione che animano le pagine di Suite Francese, della Nemirovsky. Ma perché negarlo? La situazione qualche brivido sempre regala.
La storia gode di due punti di forza: le atmosfere angosciose e inquietanti che sempre accompagnano la narrazione del periodo più buio della storia dell’uomo, e il ruolo dell’assaggiatrice che si avvale dell’ambiguità tra il desiderio del cibo, che in quegli anni di fame, è desiderio di vita, e la consapevolezza che ogni boccone può portare la morte.
Un buon romanzo: la tensione narrativa non manca, né alcune belle pagine, come quella dell’arresto del professore ebreo, o quelle in cui sono riferite le coordinate del perfetto saluto nazista, con particolari che hanno del surreale. Lo stile è pulito e composto, illuminato, a tratti, da immagini molto ben riuscite.

Autore. Rosella Postorino
Casa editrice: Feltrinelli

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