24 ore. Un giorno. Anzi ,un giorno di giugno vissuto da tre donne diverse in tre diverse epoche: gli anni venti, il secondo dopoguerra, i giorni nostri. A unirle , un romanzo,” La signora Dalloway“: Virginia Wolf lo scrive, Laura Brown lo legge e Clarissa Vaughan, Clarissa, come la signora Dalloway, se ne fa interprete. E’ il giorno in cui Virginia crea il suo personaggio; in cui Laura, portando con sé proprio quel romanzo, tenta di dare una svolta, se pur breve, alla sua vita; e Clarissa organizza una festa per il suo amatissimo amico poeta che sta per morire. Quel che accomuna le tre donne è la sensazione di essere “fuori parte”, il vano tentativo di occupare saldamente un ruolo che costantemente sfugge: “Virginia varca la soglia. Si sente pienamente in possesso del personaggio che è Virginia Wolf”. E Laura “Lei è se stessa e l’immagine perfetta di se stessa”. La stessa Clarissa, positiva e innamorata della vita “Clarissa improvvisamente viene presa da un senso di dislocazione. Questa non è affatto la sua cucina”. Ma la letteratura può avere il potere di salvare, di dare senso “Vuoi dargli il libro della sua vita, il libro che gli assegnerà un posto nel mondo”. Non a caso la narrazione si apre con il suicidio di Virginia Wolf: il tema della morte è molto presente nei pensieri dei personaggi che vi attingono quasi con cupio dissolvi “Potrebbe decidere di morire. E’ una nozione astratta, scintillante, non particolarmente morbosa”. L’intenzione di Cunningham di sprofondare nell’universo misterioso della psiche dei suoi personaggi si realizza attraverso una scrittura che fa ampio uso anche del monologo interiore e indugia nella descrizione della realtà come immagina che i personaggi la percepiscano, focalizzandosi su particolari e dettagli. La parola di Cunningham è ricca, corposa, precisa, complessa ma non complicata, affascinante. Ricordavo ” Le ore” come un bel romanzo. Ora che l’ho riletto, penso che sia bellissimo.
Autore: Michael Cunningham
Casa editrice: Bompiani