Incantevole. Giuseppina Torregrossa è un’affabulatrice di raro e prezioso talento, capace di trasportare il lettore in atmosfere fiabesche, profumate di spezie e agrumi, addolcite dai suoni di una lingua antica, che sa tanto blandire quanto spaventare. Ogni personaggio di questa bella storia è definito e raccontato con completezza: Mario, Melina, Ninetta, la piccola magica Maruzza, Mamma Africa, balzano vivi dalla pagina avviluppando il lettore nelle spire di indimenticabili emozioni. Eppure è una storia semplice, sulla difficoltà di creare rapporti, sulla incapacità di esprimere sentimenti, sull’abbandono e sulla perdita, sulla necessità di ogni essere umano di farsi avvolgere in un abbraccio: “Il ricordo dolcissimo di quell’abbraccio Maruzza lo portò con sé per tutta la vita”. E la piazzetta delle Sette Fate, crocevia di incontri di svariata umanità, anche proveniente da terre lontane, si propone come luogo elegiaco di affetti e accoglienza. L’accoglienza che alcuni decenni fa Palermo seppe dare a stranieri inclusi come fratelli. E Mamma Africa, “forse è una fata, aveva pensato Maruzza”, generosa ivoriana, ricambia accogliendo nel cortile delle Sette Fate, ribattezzato cortile Nostalgia, chiunque voglia essere stretto in un abbraccio fatto di comprensione e cibo caldo dagli esotici profumi, che conforta, e accompagna e sana la nostalgia. Ma il romanzo non è solo questo: Mario, carabiniere palermitano, in servizio a Roma, incrocia un pezzo della storia d’Italia, tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, vivendola e reinterpretandola attraverso la sua fragile sensibilità: “Mario proprio non li capiva quegli studenti vocianti, con i capelli lunghi e i braccialetti ai polsi”. Un romanzo che sa coniugare atmosfere e sentimenti con uno sguardo originale e personale a vicende storiche e sociali. Un andamento narrativo piano, composto, misurato, equilibrato. “Fatata” la lingua.
Autore: Giuseppina Torregrossa
Casa editrice: Rizzoli