Rileggo il romanzo di Marguerite Duras almeno una volta all’anno. Quando desidero un momento di poesia e di bellezza. E’ la storia di due amori , entrambi dolorosi, entrambi irrisolti: quello di una quindicenne per un uomo più adulto di lei, un ricco cinese. E quello di una bambina, poi adolescente, poi donna, per una madre complicata, sofferente, delusa, “dominata da una disperazione totale“, a sua volta innamorata del maggiore dei suoi figli. Romanzo autobiografico in cui la Duras ricostruisce gli anni della sua permanenza in Indocina, dai quali costantemente si allontana aprendo parentesi su altri momenti della sua vita. La narrazione procede per immagini, racchiuse in brevi paragrafi, apparentemente indipendenti l’una dall’altra. La scrittrice rivede se stessa come in un album di fotografie mai scattate,“una ragazza con il cappello da uomo e le scarpe d’oro” Eppure si ha, in conclusione, una impressione di completezza e compiutezza del quadro. Alla maniera degli impressionisti. La parola della Duras è pura poesia, scorre ampia come l’acqua del Mekong “sorda, senza fare rumore, come sangue che circoli nelle vene“, con rara e preziosa forza evocativa “quell’amore si era perso nella storia come acqua nella sabbia e lei lo ritrovava soltanto ora, nell’istante della musica sul mare”.
Autore: Marguerite Duras
Casa edirice: Feltrinelli
“Poesia pura”.Concordo.
"Mi piace""Mi piace"