Un romanzo. Ma non solo. Anche un thriller. Ma un thriller sui generis: pochissima attività investigativa, niente azione, nessun colpo di scena. Le uniche indagini sono quella che compie lo psichiatra Antonio Costanza sulla mente di un presunto serial killer di anziane prostitute, e quella che compie il lettore sulla psicologia di Antonio, interessante protagonista della storia: indolente, superstizioso, “fuoriclasse del pensiero ripetitivo”, ha tra le sue priorità le lunghe dormite che lo aiutano a “sospendere” i problemi. Non ama socializzare, rifugiandosi nella storica frequentazione di Elvezio, l’amico barbiere, capace di tenergli testa nelle discussioni su cinema e musica. A quarant’anni Antonio si “disperde” in rapporti amorosi irrisolti: quello con l’ex moglie e quello con una affascinante giornalista. La costruzione del personaggio è perfetta: specchio di una generazione che non vuole crescere, incastrata tra il rimpianto dell’infanzia, le delusioni del presente, l’immaturità nella gestione delle relazioni. Sullo sfondo, Salerno che prova ad atteggiarsi a metropoli, con tutti i tic della provincia: un popolo che si muove in massa tra i localini alla moda di un centro città rinnovato in direzione di una piatta gentrificazione. Tutto molto coerente: un ambiente proiezione del personaggio, un po’ confuso, sospeso tra passato e presente. Eppure, Antonio affascina, le sue debolezze lo rendono credibile e vicino al nostro sentire contemporaneo. La prosa e la lingua con cui De Rosa ce lo racconta non hanno sperperi né cadute: un andamento narrativo spedito, una lingua composta, al passo coi tempi, con l’ambiente che vuole rappresentare e con la realtà dei personaggi che “animano la scena”.
Autore: Corrado De Rosa
Casa Editrice: Rizzoli