La Noia

Letto, riletto, ancora letto, e di nuovo riletto: La Noia è uno dei pilastri della mia formazione letteraria, intellettuale e psicologica. Per Dino, protagonista del romanzo, noia non è mancanza di divertimento, ma assenza di rapporto con la realtà. Alberto Moravia ha la capacità di condurre l’intera narrazione su questa unica tematica,
approfondendone le sfaccettature, attraverso un lavoro di introspezione nell’anima del personaggio che non credo abbia eguali nella letteratura passata e recente. Questo fa dell’opera un capolavoro della produzione letteraria del novecento. A scuotere Dino dal suo torpore arriva Cecilia, bellezza adolescente, “occhi oscuri”, capelli crespi, minuta, flessuosa, un po’ donna e un po’ bambina. Si propone come modella a Dino che trascorre le sue giornate davanti ad una tela bianca, avendo perso anche il rapporto con la pittura. Diventano subito amanti e, subito, Cecilia con la sua arrendevolezza, viene “a noia” a Dino. Ma nel momento in cui lui pensa di interrompere la frequentazione, ecco che Cecilia comincia a sfuggirgli, diradando gli appuntamenti e intraprendendo una relazione con un altro uomo. L’inafferrabilità di Cecilia si trasforma in un’ossessione che interrompe lo stato di “noia” nel quale Dino si è finora insabbiato. L’evoluzione della storia merita che l’amico lettore non riceva anticipazioni. L’originalità, anzi l’unicità della tematica, non tolgono valore alla costruzione dei personaggi: l’anziano pittore Balestrieri, morto tra le braccia di Cecilia, anche lui ossessionato dalla ragazza e la cui figura è ricostruita attraverso gli interrogatori di Dino che cerca di afferrare Cecilia ricostruendone il passato. Ma il vero capolavoro è Cecilia, sfuggente, vaga, quasi inconsapevole della realtà che la circonda, che non le interessa e per la quale non prova alcuna curiosità. Bugiarda e sincera fino alla crudeltà, più di Dino che ne è consapevole, rappresenta quel distacco dalle cose della vita che Moravia chiama noia. La madre di Dino è l’altra faccia della medaglia: ricca, concreta, dedita agli affari, con una nascosta tenerezza per il figlio che ne disprezza la vocazione mercantile. Il padre e la madre di Cecilia completano un affresco plastico che balza fuori dalla pagina. Mi accorgo che, ancora una volta, discorrendo de La Noia, mi entusiasmo, questa volta rischiando di infastidire l’amico lettore. Eppure dovrò dire dell’andamento narrativo incalzante, delle stringate parti dialogiche sapientemente alternate a quelle riflessive. Unica e impareggiabile la lingua di Moravia.

Autore: Alberto Moravia

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