Da soli

Storia a quattro voci: Marta e Andrea, Laura e Piero sono due coppie che, alle soglie dei sessant’anni si separano e affrontano il loro percorso “da soli”. La decisione di separarsi è subita da Andrea e Laura, nel romanzo portatori dei valori della famiglia e dell’amore eterno. Una situazione simmetrica, che poteva essere evitata. Un prodotto ben confezionato, né troppo lungo né troppo corto che si avvale di un andamento narrativo agile, con frequenti e ben orchestrati spostamenti del punto di vista, e di una lingua pulita e asciutta, quando non cede a tentazioni tardo romantiche. “seguo il movimento delle mani di Elisa mentre parla, lo stesso della madre: dolce la voce, determinati i gesti. Marta, Marta, dove sei?“ Su tutta la storia si allunga l’ombra del deja vu: l’amore che finisce, la crisi sentimentale e psicologica della separazione, sono argomenti usurati di cui il lettore può fare tranquillamente a meno, come pure dell’inserimento, a mio parere strumentale, del personaggio ammalato di cancro. La malattia, e questa in particolare, si sa, tira sempre, ma è irritante ritrovarsela davanti come complemento di un’opera di intrattenimento.Ricorda un po’ la Modignani che , in Palazzo Sogliano, immagina una donna ammalata di cancro che si innamora di un bel dottorino che incrocia con lei la coppa dello champagne conservato in fresco nel frigo della stanza di ospedale. Pietà! Che dire del lavoro della Comencini: un libro ben scritto, che non emoziona. Situazioni, dinamiche e personaggi stereotipati. Dimenticabili, anzi, già dimenticati.

Autore: Cristina Comencini
Casa editrice. Einaudi

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