Come di consueto, il libro si conclude con i ringraziamenti… ma veramente si sono messi in tanti per portare a termine questa cosa? Non che sia un romanzo che non si fa leggere. Anzi, l’ho trovato un buon intrattenimento per un paio di pomeriggi casalinghi. Il problema è che nella mia vita ho letto troppo. Fin da bambina rubacchiavo libri dalla
ricca biblioteca di mio padre e mi sono ritrovata a leggere Nabokov o Steinbeck alla tenera età di dieci anni. Perciò, quando leggo un libro, mi chiedo sempre: cosa ricorderò di queste pagine? Cosa mi hanno lasciato questi personaggi? Purtroppo, recentemente, la risposta è: niente. Ed è per questo che amo tanto i miei “riletto”, libri che hanno lasciato un segno nella mia coscienza, o nella mia anima, o nel mio amore per il bello. Mi perdoni l’amico lettore la forse inopportuna digressione, e veniamo al romanzo della Ingrosso: di gente che, in seguito a un incidente, perde la memoria e, nella fase di recupero, scopre su di sé segreti inconfessabili, sono pieni gli scaffali delle librerie. Dell’attrazione tra l’affascinante investigatore e la bella investigata sono invece piene le tasche dei lettori. Eppure di questo si tratta. Ciò non vuol dire che il libro sia brutto. Lo dimostra il fatto che sono arrivata fino in fondo. Ma già non mi ricordo niente. Che dire? Carino, ma ahimè, non memorabile.
Autore: Lucia Tilde Ingrosso
Casa editrice: Baldini Castoldi