Amici lettori, anche per il 2019, proverò a recensire i dodici titoli finalisti del Premio Strega. Assegnerò a ciascuno un voto da zero a dieci. A fine corsa vi proporrò il titolo che, a mio parere, meriterebbe l’ambito premio.
Se sei in possesso di una lingua altisonante e pretenziosa, ricca di ridondanze e infarcita di citazioni, forse puoi pensare che pagine dedicate all’evoluzione dei lavavetri romani
sia letteratura. Io non penso che sia così. Sono una lettrice che non aspira all’onniscienza, ma se mi annoio dopo venti pagine della lettura di un libro, ci sono solo due spiegazioni: o io sono ignorante, o il libro è brutto. “Di chi è questo cuore” manca di una trama, che si risolve in una serie di incontri che il protagonista fa durante le sue corsette romane, e in una folla di riflessioni e descrizioni inutili allo sviluppo di una storia che, in effetti, non c’è. I personaggi sfumano, soffocati dalla magniloquenza dello scrittore, ad eccezione di un misterioso uomo grasso che, guarda caso, altri non è che l’alter ego del protagonista che altri non è che l’alter ego dello scrittore. Quando si dice la modestia. Non ho rilievi da muovere all’andamento narrativo, perché una vera narrazione, come l’amico lettore avrà sicuramente intuito, non c’è.
Voto: Tre
Autore: Mauro Covacich
Casa editrice: La nave di Teseo