L’età straniera

Amici lettori, anche per il 2019, proverò a recensire i dodici titoli semifinalisti del Premio Strega. Assegnerò a ciascuno un voto da zero a dieci. A fine corsa vi proporrò il titolo che, a mio parere, meriterebbe l’ambito premio.

Una storia di estraneità: Leo ha diciassette anni, è uno studente brillante ma ha difficoltà a relazionarsi, soprattutto con le ragazze, estraneo al suo mondo e alla sua vita di adolescente. Si porta dietro il lutto della morte del padre suicida, che forse avrebbe potuto salvare. O, forse, no. C’è un tribunale interiore che costantemente lo interroga e lo accusa, popolando i suoi sogni che si risolvono quasi sempre con una invocazione “Mamma muoio, mamma, aiuto!”.
Ed è la mamma, a portare un cambiamento nella vita di Leo: è un’assistente sociale che offre ospitalità a un giovane rumeno, Florin, che si prostituisce e vive per strada. Così Leo si trova a condividere la sua stanza e le sue giornate con lo “straniero”. L’atteggiamento di Leo nei confronti dell’intruso è chiaro fin dal primo momento. Con coraggio l’autrice lascia che il suo personaggio si lasci andare a comportamenti politicamente scorretti: lo chiama Iwazaru, la scimmia che non parla, lo trova disgustoso e non ne sopporta la presenza. Eppure, Florin cambierà il suo mondo interiore. Romanzo di formazione condotto con coerenza e grande controllo della prosa originale e immaginifica. In una atmosfera a tratti onirica, la Mander sviluppa temi difficili, come il confronto con chi ci è estraneo, il confronto con una realtà sociale confusa, il confronto con il proprio io. Leo e Florin percorrono le strade di una Milano di periferia, estranea a se stessa, nello spopolamento e nella calura di agosto. Tutto raccontato in una lingua coerente con i personaggi e con la storia: concitata, quanto Leo è concitato, prolifica ad accompagnare la personalità del ragazzo che vive di parole. Ma anche asciutta, perché Florin parole non ha.

Voto. Nove

Autore: Marina Mander
Casa editrice: Marsilio

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