Conquistata da Il caso Kellan, bellissimo giallo di Franco Vanni, liberatami dalle fatiche del Premio Strega, mi sono goduta la lettura del suo primo romanzo.
Veniamo, ora, a Il clima ideale. Anzi, mix ideale di personaggi, ambienti, storia.
Vanni mostra in questo romanzo la capacità di costruire storie con la Storia con mano
sicura e leggera. Siamo alle prese con le tormentate vicende dei Balcani e con la caccia a un criminale di guerra. Tra Milano e Tirana, a tirare le fila c’è Michele, spedito dal nonno in Albania alla ricerca di informazioni su Nina, unica figlia del boia. Ma il talento dell’autore è tutto nella costruzione dei personaggi e nella resa degli ambienti: Martino e Josè, improbabile coppia di detective italiani trapiantati a Tirana, si muovono nella città regalandocene un’immagine realistica e viva. Così Michele, lobbista con la vocazione per la realizzazione del “clima ideale” per gli affari dei suoi clienti, si muove in moto nelle strade della sua Milano, da casa sua allo studio del nonno, figura potente e motore della storia. I loro discorsi spaziano dal calcio alla formula uno, rendendo ogni argomento interessante e accattivante. Un delizioso cameo il racconto emozionato che Michele fa al nonno di una memorabile corsa. I personaggi in scena non sono pochi e ciascuno portatore di una sua peculiarità. Lo stesso boia: il suo corpo emana un odore pestilenziale. Proviene forse dalla sua cattiva coscienza? Come già ne Il caso Kellan, sono capaci di rubare la scena a quello che sembra essere il protagonista. E questo è un valore e una particolarità di Vanni che, con una storia che procede spedita e una lingua contestualizzata che sa modularsi in registri mimetici per raccontare, descrivere e dialogare, conferma il suo talento di giallista.
Autore: Franco Vanni
Casa editrice: Laurana