Potrebbe averlo scritto Carolina Invernizio: una bella storia d’altri tempi che vede protagonista una sartina “a giornata”, come si diceva una volta. Chiamata nelle case dei signori a confezionare corredi e corredini, abiti da casa e da passeggio, maschere di carnevale per i più piccoli, è testimone della vita che si svolge nelle riservate stanze delle
dimore signorili. Rimasta orfana da piccola è stata allevata dalla nonna e istruita nell’arte del ricamo e del cucito. All’età di sette anni maneggia già con una certa abilità forbici, ago e filo. Il mestiere che ha tra le mani le consentirà una vita, se non agiata, indipendente. È questa indipendenza il valore aggiunto della figura della nostra sartina, dignitosa pur nella consapevolezza delle differenze sociali marcatissime e insuperabili negli anni tra fine ottocento e inizio novecento in cui è ambientata la storia. Le sue clienti, la signorina Ester, miss Lily Rose, la signorina Gemma e altre ancora, figure di donne di valore, animano la scena e offrono alla giovane infiniti spunti di riflessione e motivazioni alla crescita personale. A ciascuna di esse è dedicato un capitolo, per cui il romanzo si presenta come una storia a episodi, tenuta insieme dalla protagonista e dall’ambiente in cui si muovono i personaggi. La scrittura, garbata e composta, è perfettamente coerente con una storia che sa trasportarci nel bel tempo che fu. Senza rimpianti per un’epoca classista e feroce con le donne. Ci accontenteremo degli abiti confezionati in serie, senza dimenticare, come sottolinea l’autrice in prefazione, “tutte le sartine odierne del terzo mondo che cuciono per noi gli stracci alla moda”.
Autore: Bianca Pitzorno
Casa editrice: Bompiani