Idda è lei: Annie, madre di Pierre e suocera di Alessandra. La vicenda prende le mosse dal ricovero di Annie in una clinica specializzata per l’assistenza agli anziani affetti da demenza senile. Pierre e Alessandra si trovano nella necessità di svuotare la casa dell’anziana signora. Qui entra in scena il vero protagonista del romanzo: la memoria. Alessandra ne è sommersa. Gli oggetti, gli scritti di Annie ne ricostruiscono la storia e Alessandra ne è travolta. La sua riflessione sulla memoria e su quello che resta quando questa si fa rarefatta, la spinge a ricordare ciò che più le fa male: la morte della madre la cui responsabilità attribuisce al padre che guidava ubriaco; l’infanzia tra vigneti e uliveti nel Salento; la fuga a Parigi per dimenticare. Ma, se la memoria non ci lascia, ci insegue e Alessandra, mentre ricostruisce la vita che Annie sembra aver dimenticato, torna in Puglia con Pierre, per il definitivo confronto con il padre e i fantasmi del passato. Il viaggio nella memoria, e nelle memorie, affascina e coinvolge, grazie a personaggi interessanti capaci di interpretare la tematica. L’andamento narrativo è fluido, anche se soffre in alcune parti dell’alternanza tra i capitoli dedicati al passato e quelli riferiti al presente: espediente fin troppo abusato e, a mio modesto avviso, di scarsa resa. Questo non toglie valore alla veste espressiva efficace nelle descrizioni, nelle parti riflessive e in quelle narrative e dialogiche.
Autore: Michela Marzano
Casa editrice: Einaudi