Il tempo delle donne

Letto nel 2011, alla sua uscita in Italia, lo rileggo oggi per recuperare, di questo magnifico romanzo, l’aspetto più intimo e delicato: il rapporto tra nonni e nipoti. Tre nonne,Glikerija, figlia di un servo della gleba, che aveva perdutamente amato il suo conte; Ariadna, colta e raffinata e Evdokija a cui la Storia ha tolto tutto; e una bambina,
Sjuzanna, figlia di Antonina, loro convivente. Siamo a Leningrado nei primi anni Sessanta. L’era di Stalin ha lasciato un’ eredità di diffidenza, sospetto, paura e silenzio. E Antonina tace , non rivela che la sua bambina, a sette anni, ancora non parla. Tace nonostante le sollecitazioni che le vengono dal collettivo di fabbrica ad iscriverla all’asilo. La fabbrica dall’occhio freddo e indagatore, che tutto vede, che tutto sa e in tutto interviene, anche nella vita privata dei suoi dipendenti. Così della piccola si occupano le nonne adottive, coltivandola come una rosa nella neve, educandola ai valori cristiani e, segretamente battezzandola con il nome di Sofia. Le nonne non ricordano quando Sofijuska ha cominciato a parlare, né hanno memoria delle sue prime parole. Della sua infanzia Sjuzanna, invece, ricorda solo il funerale della madre, che la lascia, ancora bambina, alle tre nonne che provvedono, ciascuna con il suo retroterra culturale alla sua formazione. Le fiabe tradizionali, i racconti di esperienze che vanno dagli anni della Rivoluzione, al bolscevismo, all’assedio di Stalingrado, ricostruiscono un grande affresco della storia russa del novecento. E la piccola, sulla scorta delle narrazioni delle nonne, vive un immaginario, un mondo di sogni che saranno le tematiche della sua professione di pittrice. In questa bolla fantastica, i vivi e i morti, e una bambina, un doppio, che già sa guardare il mondo con un occhio speciale. Alla morte delle nonne, dopo anni di pensionato studentesco Sjuzanna, ormai artista affermata, acquista una casa, che dedica a loro “A volte apparecchio con la tovaglia di lino, quella con le rose e immagino di sedere a tavola con mio padre, mia madre, e le nonne. È per loro che ho comprato questo appartamento così grande, perché avessero una casa dove non provare più paura. Queste sono le nostre stanze, nessuno potrà portarcele via.
Ora stiamo sempre insieme, anche se loro non mi vedono…. vado davanti al cavalletto e per udire le loro voci mi trasformo nell’altra bambina, quella capace di ricordare”.

Autore: Elena Cizova
Casa editrice: Mondadori

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