Premio Strega 2020
Semifinalista
Da ragazzo, Marco Carrera era bello e proporzionato, ma di corporatura minuta e di altezza inferiore alla media. La mamma lo chiamava Colibrì per sottolinearne la somiglianza con il minuscolo leggiadro uccello. Una cura ormonale, fortemente voluta dal padre, gli restituisce le giuste misure. Rimane, comunque, un colibrì per la forza
disperata con cui cerca di rimanere saldo di fronte agli urti della vita “tu sei davvero un colibrì, perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ala al secondo per rimanere dove già sei”. Ma è la vita che non consente a Marco di resistere al cambiamento: i tanti drammi (troppi?) che la attraversano, inesorabilmente lo spostano dalla sua traiettoria. Dai primi anni settanta ad un improbabile farraginoso futuro, la vita di Marco è raccontata attraverso le lettere ad un amore giovanile mai concretizzatosi, le mail al fratello Giacomo, le conversazioni telefoniche con lo psichiatra della moglie e alcuni passi narrativi. Tutto in ordine sparso. Tocca al paziente lettore ricostruire la cronologia fino al poco convincente finale. L’uso dei vari registri linguistici e i frequenti cambiamenti del punto di vista testimoniano il controllo esperto che Veronesi ha della lingua, ma l’andamento narrativo è singhiozzante e le tematiche, pur interessanti, della memoria, del valore della resilienza, della buona morte, si affastellano senza emergere con la nitidezza che ciascuna meriterebbe.
Autore: Sandro Veronesi
Casa editrice: La nave di Teseo
Voto: sei