Ci sono libri belli e dimenticati. Libri che alla loro uscita hanno avuto poca fortuna. È il caso di Nina di Daphne Kalotay. Non risulta che l’autrice abbia scritto altro. È sicuramente un peccato.
Per chi, come me, nel mese di agosto non si mette in corsa per la vacanza a tutti i costi, niente di meglio che ripescare dalla libreria i romanzi che hanno lasciato un segno. Rileggere, in certe circostanze, è meglio che leggere: il senso, seppur vago, di familiarità con la storia rassicura e lascia spazio alla scoperta di particolari trascurati al primo incontro con il libro. Così ripesco Nina, sull’onda del ricordo di ballerine, gioielli, segreti familiari, Russia sovietica. Ci ritrovo tutto. Il presente ambientato a Boston si intreccia al passato ambientato a Mosca. Due storie, entrambe avvincenti, delicate, appassionate, condotte con la leggerezza dei passi di danza che dominano la narrazione dall’inizio alla fine. Aggiungi la lingua composta, sobria, a supporto dell’andamento narrativo spedito che alterna sapientemente i passi narrativi a quelli riflessivi e dialogici, e avrai un romanzo indimenticabile. Infatti non l’ho dimenticato.
Autore: Daphne Kalotay
Casa editrice: Sperling e Kupfer