La prima impressione che ho ricevuto sfogliando le pagine di Garth Greenwell è stata la compattezza. La lettura ha poi svelato la ragione di questa “densità”: questo giovane scrittore americano non fa uso delle virgolette per sottolineare i dialoghi. Eppure i personaggi emergono plastici anche attraverso la parola: Mitko e il protagonista narratore (senza nome) si incontrano scontrano e confrontano, diversi per cultura lingua e provenienza; uniti in un gioco perverso di passione e manipolazione. Così l’omogeneità della pagina cessa di essere un elemento di superficie del testo, ma si fa protagonista nel trasmettere il senso di soffocamento che permea il legame tra i due personaggi che si muovono all’unisono con una città (Sofia) grigia cupa ammalata. La scrittura di Garth Greenwell non ha mai cedimenti: curata, raffinata, musicale a suo modo, è lo strumento potente di cui l’autore si serve per costruire i suoi personaggi, scandagliare ogni piega delle passioni umane, trasportare il lettore nella desolazione sociale e anche urbanistica di un intero paese.
Autore: Garth Greenwell
Casa editrice: Mondadori