Un’educazione milanese

“Di chi è questo bambino? Milano lo vuole?”
Un pezzo del mio cuore batte a Milano e un libro con Milano protagonista mi mancava.
La città irrompe nell’immaginario di chi legge fin dal prologo: il virgolettato in apertura viene da lì. Alberto Rollo scrive un romanzo autobiografico e, allo stesso tempo, un’epica della città da cui ha ricevuto identità e appartenenza: l’educazione milanese. Protagonista di questa vicenda di formazione è il padre dell’autore. La visione di Milano che il padre propone al ragazzo, provenendo dall’immaginario etico di un uomo fedele all’ideale di una società giusta e operosa, costituisce il nodo dell’educazione di Alberto. Da qui l’esplorazione domenicale della città: le ferrovie, i ponti che le scavalcano, le officine rimirate dall’alto, templi del lavoro che proietta nel futuro. L’infanzia trascorsa tra la casa di via Grigna e quella di via Mac Mahon, i giochi in strada, le gite in tram, le giornate trascorse nell’officina paterna tra Dergano e Bovisa, in cui trovare il sapore del lavoro vero che fa uomini, “ecco, sono un operaio, mi dicevo”, costituiscono lo zoccolo duro dell’educazione milanese dello scrittore, e anche la parte più bella del romanzo. Il racconto della sua giovinezza milanese incrocia quello delle lotte operaie e degli anni di piombo. Alberto ha ricevuto un’educazione legata alla sua classe e non se ne sottrae: “denter o fora. Così era, in quei tempi. Ed era una condizione piuttosto che una scelta”. Gli anni della maturità consentono a Rollo una visione più consapevole e prospettica sulla città “Ero nel silenzio dei Sette Palazzi e, invece dei fantasmi del passato, mi sfioravano epifanie del presente”. Rollo attinge alla sua “officina della memoria” per evocare personaggi di forte spessore, come il padre, la nonna meneghina nella sua casa di “ringhera”, l’amico Marco, servendosi di una scrittura colta, dal lessico ampio e contemporaneo, raffinatissima.

Autore: Alberto Rollo
Casa editrice: Manni.

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